sabato 19 luglio 2014

Quando il silenzio del partner diventa "tortura"

Il silenzio tra due persone può avere valenze diverse, a volte  positive (il silenzio di due innamorati appagati), a volte negative (il silenzio di una coppia che non ha più niente da dirsi).
Ci sono alcuni, diceva Elias Canetti, che nel silenzio "raggiungono la loro massima cattiveria". 
Un silenzio eloquente e severo, infatti, a volte può essere più mortificante di un giudizio verbalizzato.
C'è chi infligge il silenzio come punizione.
Chi ogni tanto 'mette il muso', uno gli chiede "Che c'è?" e ottiene come risposta "Niente" o  altro silenzio. 
Per quanto banale possa sembrare la faccenda del 'mettere il muso', in realtà stare in una relazione affettiva con una persona che usa sistematicamente il silenzio per punirci dei nostri errori, veri o presunti che siano, può rivelarsi un'esperienza molto pesante. 
La mancanza di dialogo può impedirci di comprendere per che cosa veniamo effettivamente  "puniti" (e cioè dove abbiamo sbagliato, se pure  abbiamo sbagliato)  e  comunque ci nega la possibilità di spiegare le nostre ragioni,  di difenderci dalle accuse, di rimediare in qualche modo al danno. Il silenzio infatti interrompe il ponte tra noi e l'altro e ci consegna kafkianamente a una condanna senza motivazione e senza appello, togliendoci l'unico appiglio possibile: il contatto.
C'è anche da dire che, poiché nelle interazioni umane è "impossibile non comunicare", il silenzio ostinato di una persona nella sua interazione con un'altra non è mai un fatto neutro e può mettere il destinatario del silenzio in uno stato di pesante incertezza emotiva, come se gli arrivasse il messaggio "tu non esisti".
E cosa avviene quando questo messaggio ci arriva dal nostro partner?
A riguardo, nel libro Amare tradire, Aldo Carotenuto dice: 
"Il silenzio nella  coppia uccide, annulla l'altro, lo nega finanche nella sua presenza e lo spinge lentamente verso la dimensione del non essere, del non esistere più. [...] Subendo questo silenzio incominciamo a dubitare delle nostre percezioni : esistiamo ancora? Lanciamo dei messaggi, avanziamo delle richieste, e sia gli uni che le altre ci ritornano indietro immodificati nel silenzio. 
Generalmente le vittime di questa interazione patologica sono le donne perché in esse la spinta verso il rapporto è comunque dominante rispetto alla prevaricazione. [...] Tuttavia sarebbe improprio generalizzare questo fenomeno: anche molti uomini sono vittime del silenzio femminile, sadico e colpevolizzante. [...] La parola rappresenta uno strumento fondamentale della comunicazione umana e qualunque alterazione patologica di questa potenzialità  inchioda gli interlocutori a un penoso vuoto di contatto."
Si potrebbe a questo punto osservare che anche le persone esageratamente loquaci, quelle che nell'interazione con l'altro tendono a prendere sempre loro la parola, a volte danno l'impressione di parlare  da sole e di ascoltare solo se stesse. Questa modalità, questo straparlare, in effetti "lascia anch'esso due persone in un vuoto di contatto e di significato. Ma il silenzio",  dice sempre  Carotenuto, "si rivela di gran lunga più schiacciante e impetuoso, il silenzio impone una condanna senza appello capace di suscitare in chi la subisce sensi di colpa tanto più tormentosi quanto più radicalmente inesplicabili. Il silenzio può essere letteralmente [...] 'crudele',  può rivelare una forte componente sadica anche se chi lo adotta ha piuttosto l'aria di atteggiarsi a vittima, ribaltando così i ruoli grazie a una scelta vistosamente rinunciataria e perciò 'passiva'. "
della nostra evoluzione psicologica.»