sabato 8 novembre 2014

Mitologia e psicologia. 9) Eros e Psiche: una Psico-storia d'Amore. PARTE SECONDA

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Dopo che Eros l'ebbe lasciata, la povera Psiche era talmente disperata che decise di togliersi la vita gettandosi in un fiume.
Ma il fiume la salvò e la depose dolcemente sulla riva.
Qui si trovava casualmente il dio Pan, che esortò Psiche a smettere di piangere, a non pensare più di uccidersi, e piuttosto a darsi da fare per riconquistare Eros. 
Psiche allora si mise in cammino.
Per prima cosa si recò dalle sue sorelle, disse loro  che il suo sposo l'aveva lasciata per ciò che lei aveva fatto e, mentendo, fece credere a ciascuna di loro che ora Eros voleva in sposa proprio lei.
Così, una alla volta, entrambe le sorelle si recarono sulla rupe e da lì si lanciarono nel vuoto, convinte che Zefiro le avrebbe sollevate e condotte da Eros. Ma Zefiro non venne ed esse si sfracellarono tutt'e due sulle rocce.
Poi Psiche andò a chiedere aiuto alle dee Demetra ed Era, ma nessuna delle due glielo concesse per non inimicarsi Afrodite. Quest'ultima infatti aveva scoperto la relazione tra Psiche ed Eros (visto che lui, ustionato, era andato a rifugiarsi  proprio nel letto materno!) ed era incollerita con entrambi. Il figlio l'aveva già punito mettendolo  in isolamento in una camera ed ora voleva fare i conti anche con lei. 
Allora Psiche si recò spontaneamente da Afrodite per cercare di venire a patti con lei.
Ad accoglierla trovò una delle sue serve più crudeli, Consuetudine, che la ingiuriò e la maltrattò ben bene, prima di trascinarla per i capelli al cospetto della dea.

Afrodite, nel vederla, la coprì a sua volta di ingiurie, la fece torturare dalle sue perfide ancelle Affanno e Tristezza, la percosse, le stacciò le vesti, e alla fine di tutto questo - non sazia - le impose, uno dopo l'altro, quattro difficilissimi compiti, vere e proprie prove ai limiti dell'impossibile.
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Prima prova: Afrodite mescolò tra loro  un grosso quantitativo di semi misti (frumento, orzo, miglio, semi di papavero, ceci, lenticchie, fave) e ne fece un unico grande mucchio
Quindi ordinò a Psiche di dividerli per tipo e di farne tanti mucchi separati, ultimando il lavoro prima di sera.
Il compito sembrava impossibile, e infatti Psiche non tese neanche la mano per provare.
Per fortuna  intervenne in suo aiuto un’armata di formiche che separò ogni seme dagli altri, ad uno ad uno, andando poi a collocarlo nel rispettivo mucchio.
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Seconda prova: Afrodite  ordinò a Psiche di portarle un fiocco di lana del mantello d’oro di certi terribili arieti del sole che vagavano incustoditi in un bosco lungo il fiume: bestie immense, aggressive e con le corna, che lottavano tra loro.
Psiche si avvilì talmente che fu tentata un'altra volta di farla finita gettandosi nel fiume,  ma una canna che cresceva lì nell’acqua le suggerì come fare.
Doveva aspettare, le disse, il calar del sole, quando gli arieti si disperdevano e si addormentavano. Allora sarebbe potuta  uscire allo scoperto e raccogliere i fiocchi di la lana rimasti impigliati nei rovi contro cui le bestie si erano strofinate.  Psiche fece così e superò la seconda prova.
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Terza prova: Afrodite consegnò a Psiche un’ampolla di cristallo e le disse di riempirla con l’acqua di un fiume circolare, sorvegliato da draghi, la cui acqua sgorgava da una fonte in alto sulla montagna, poi andava fin giù negl’inferi per poi ritornare ancora alla fonte da cui sgorgava.  L’impresa paralizzò Psiche, tanto le sembrava  impossibile.
Ma venne  in suo soccorso un’aquila che prese la sua ampolla e gliela riempì, cosicché Psiche poté consegnarla ad Afrodite.
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Quarta prova: Infine Afrodite ordinò a Psiche di scendere negl’Inferi con uno scrigno e di chiedere per suo conto a Persefone di riempirlo con il suo unguento di bellezza.
Psiche credette che questo significasse dover morire, ma la stessa torre da cui stava per  gettarsi,  le dette tutte le istruzioni necessarie per portare a termine incolume il difficile compito.
Tra l'altro l'avvisò che per ben tre volte, durante il viaggio, persone supplichevoli avrebbero chiesto il suo aiuto, ma tutte le volte lei avrebbe dovuto resistere alla compassione e  non cedere alle loro richieste, altrimenti non ce l'avrebbe fatta.
Infine le raccomandò di non aprire per nessuna ragione lo scrigno prima di riconsegnarlo ad Afrodite.
Psiche eseguì alla lettera tutte le istruzioni ricevute dalla torre e così riuscì effettivamente ad andare e tornare dagli Inferi sana e salva, con il suo cofanetto riempito da Persefone.
Quando era ormai uscita alla luce del cielo, tuttavia, desiderò ardentemente possedere un po' della divina bellezza che trasportava, all'unico scopo di essere più bella agli occhi del suo amato. Allora aprì lo scrigno e, così facendo, fu investita da un sonno infernale, che la fece stramazzare al suolo come morta.
Eros frattanto, rinvigorito dal lungo riposo e ormai guarito, era riuscito  a liberarsi dalla camera dov'era rinchiuso.
Raggiunse quindi Psiche in volo e  la liberò dal suo sonno.
Poi corse da Zeus e lo convinse a lasciargliela sposare.
Zeus allora ordinò che fossero celebrate le nozze e, perché fossero davvero eterne, fece bere a Psiche un bicchiere di ambrosia che la rese immortale come gli dei.
Così Psiche ed Eros si sposarono e, quando venne il momento del parto, nacque da essi una figlia a cui fu dato il nome di Voluttà.
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Una cosa che potrebbe lasciarci perplessi, in questa seconda parte della storia di Eros e Psiche, è che per andare incontro all'Amore, Psiche debba superare tutta una serie di prove che apparentemente non hanno niente a che fare con il suo sposo, ma piuttosto hanno a che fare con se stessa, i suoi limiti e la sua difficoltà ad affrontare da sola le scelte e le sfide della vita.
Quasi a voler intendere che, prima ancora di poter costruire un buon rapporto con un'altra persona, ognuno di noi deve essere capace di costruire un buon rapporto principalmente con se stesso.
Questa fiaba può essere infatti interpretata come metafora del cammino dell'Anima umana verso la piena  consapevolezza di se stessa, ed anche, più specificamente,  come metafora del percorso evolutivo che la psiche femminile deve compiere per passare da uno stato di totale indifferenziazione ad un rapporto vero e maturo con il maschile, possibile solo se l'incontro avviene tra due individualità separate e distinte.
La meta di Psiche, insomma, sarebbe di unirsi al suo amato preservando  al tempo stesso la propria individualità, il che implica uscire dallo stato fusionale proprio della fase dell'innamoramento ed andare verso l'amore maturo, fatto di mutuo scambio (di esperienze, emozioni, pensieri, gesti concreti e simbolici) tra due persone separate e distinte (che non sono più un tutt'uno), e dove l'arricchimento reciproco intanto è possibile in quanto ciascuno possieda e alimenti dimensioni di personale ricchezza,  che può portare nella coppia e donare anche all'altro. 
Sembrerebbe questo del resto anche il punto d'arrivo di Psiche, a conclusione del suo tortuoso cammino costellato di prove.
Le supera tutte, per quanto apparentemente impossibili, ma poi alla fine, quando è ormai uscita anche dagli Inferi, viola inspiegabilmente il divieto di aprire il cofanetto della bellezza e cade nel sonno infernale.
Ha rovinato tutto giusto ora?
No, sembra dire la storia, ha fatto bene.
Tant'è vero che arriva anche il lieto fine.
Il gesto di Psiche di aprire il cofanetto non è stato infatti un atto di vanità o di semplice curiosità, ma un vero e proprio gesto d'amore: voleva essere bella agli occhi del suo amato.
Il che equivale a dire: donandoti me stessa, voglio donarti una bella persona, cioè una persona che si è coltivata ed è stata capace di portare alla luce il meglio di se stessa e quindi ha qualcosa di buono da donare anche a chi ama. Al tempo stesso, però, sono un essere umano e non una dea. Quindi, per quanto mi impegni, resto comunque fallibile (dal cofanetto è uscito ciò che non avevo previsto) e anche vulnerabile (posso cadere), ma proprio questo consente anche a te di fare la tua parte nella nostra storia affinché il nostro amore possa compiersi ed essere vitale. 
Come a dire che la conquista dell'Amore con la "A" maiuscola non può essere mai l'avventura solitaria di un solo membro della coppia. 
L'impegno è sempre reciproco (anche Eros ha dovuto fare il suo volo verso Psiche), ognuno dei due partner esiste individualmente con la sua storia (anche Eros ha avuto bisogno di un suo tempo per rinvigorirsi e per sanare le sue ferite), e ognuno dei due partner merita il pieno riconoscimento della propria individualità da parte dell'altro (Eros infatti sveglia Psiche, ed entrambi possono finalmente guardarsi in viso alla luce del sole e riconoscersi). 
E' solo a questo punto che avviene tra Eros e Psiche il matrimonio sacro, che li vedrà uniti al cospetto degli dei in pari dignità (Psiche diviene immortale come Eros), consentendo infine all'Amore Psichico di produrre gioia, piacere, felicità (viene al mondo Voluttà).
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Tutto questo, per noi comuni mortali, equivale un po' a dire che, se vogliamo accedere alle dimensioni più mature e produttive dell'Amore, dobbiamo far sì che la reciproca attrazione tra i partner si fondi sulla loro capacità di coniugare:
- lo stare bene insieme (nella costruzione del futuro, nel portare avanti la stessa visione della vita, nel supportarsi e sostenersi reciprocamente, ed in genere nel condividere aspetti salienti dell'esistenza)
- con una giusta distanza tra loro (che serve a preservare l'autonomia e  l'individualità di ciascuno dei due, consentendogli di essere pienamente se stesso pure insieme all'altro).  
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A volte, quando tutto ciò non avviene, la coppia può diventare il luogo della simbiosi, perché tende a perpetuare la dimensione fusionale dell'innamoramento ben oltre la prima fase del rapporto, rendendola una condizione duratura nella quale il me e il te restano imprigionati nel noi della coppia.
L'altro allora non è "l'altro da me da amare" ma è piuttosto "una parte di me", su cui  rivendico soprattutto  il possesso, anche a costo di togliergli la libertà e farne un mio prigioniero.
Tutto questo può togliere linfa vitale al rapporto e farlo diventare soffocante; può alimentare un clima di  gelosia possessiva e favorire l'esplosione della violenza nella coppia; può portare a un calo del desiderio tra i partner (perché l'attrazione richiede sempre un po' di distanza persino... tra due calamite) e può avere anche ricadute negative sui figli, che possono sentirsi esclusi e "non visti" dai genitori (perché, se tra mamma e papà non c'è spazio per nessuno, probabilmente non ce ne sarà nemmeno per loro).
Insomma, si potrebbe anche dire che se il viaggio di Psiche prende le mosse dall'intenzione di uccidere un mostro, forse il mostro che si nascondeva davvero nel buio dell'alcova incantata era proprio questo: la minaccia del rapporto fusionale-simbiotico che uccide l'individualità e non consente all'amore di crescere ed evolvere nella sua forma più matura e appagante.
Un mostro che dobbiamo riuscire ad uccidere,  prima che sia lui ad uccidere noi.

Detto questo, è pur vero che nei rapporti di coppia non sempre è facilissimo raggiungere un buon equilibrio tra il naturale desiderio di condividere con il partner tempo, emozioni, progetti, impegni, eventi, vita domestica, ed il bisogno di preservare la propria individualità, ritagliandosi spazi e tempi tutti per sé.
La condivisione dopotutto è alla base del legame, e andare verso se stessi a volte può sembrarci un vero e proprio attacco alla coppia o un torto fatto a chi non lo merita.
Così possiamo vivere un conflitto. 
Qualcuno magari lo risolve rinunciando agli spazi personali in nome della relazione, qualcuno a un certo punto esplode e manda all'aria la coppia, qualcun altro si scinde in una specie di doppia vita che lo porta a recitare la parte del bravo partner  nei momenti condivisi e a darsi  alla pazza gioia appena non è in coppia. 
Ora, se la chiave della felicità è un ferro sempre difficile da reperire in qualunque cassetta degli attrezzi, ci sono tuttavia tre strumenti che ogni tanto vengono consigliati dagli esperti a chi vuole stare bene in coppia e preservare nel contempo se stesso. Essi sono:
- la conoscenza di sé, che ci consente di avere chiarezza riguardo ai nostri bisogni e a ciò che è davvero importante per noi;
- la lealtà, che ci fa essere autentici e privi di maschere verso il nostro partner; 
- e la fermezza, che ci consente di non abbandonare per debolezza i nostri buoni propositi riguardo a ciò che ci siamo ripromessi di fare sia per il nostro bene sia per il bene della coppia.
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A chiunque sia interessato ad approfondire l'interpretazione psicologica della storia di Eros e Psiche, consiglio di leggere
il bellissimo libro di Erich Neumann, Amore e Psiche, edito da Astrolabioo anche - qui su internet - il pregevolissimo studio di Giulia Gentile, Con Eros e Psiche per le strade dell'Anima (clicca qui).
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Segnalo inoltre che proprio stasera a Napoli, nel Tunnel Borbonico, verrà messa in scena la fiaba di Eros e Psiche. (per maggiori informazioni clicca qui)
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Ed ora - dulcis in fundo - passiamo a una lettura (ispirata dal libro "Le dee dentro la donna", di Jean S. Bolen) delle quattro prove a  cui  Psiche fu sottoposta da Afrodite, immaginando che si tratti di altrettanti compiti richiesti ad una donna per preservare la propria individualità, quando ha la tendenza ad annullare se stessa come persona nelle relazioni, a causa del ruolo centrale che queste ultime rivestono nella sua vita. 
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Il primo compito, DIVIDERE I SEMI, è un invito alla donna a fare ordine laddove c'è confusione.
Può trattarsi per esempio di cominciare a separare ciò che per lei ha realmente valore nella vita da ciò che non ne ha, per impedire così a ciò che non conta di distogliere energie preziose da ciò che per lei è importante.
Può trattarsi però anche di un compito squisitamente interiore, che la donna deve assolvere: e cioè  guardarsi dentro e cercare di mettere ordine nel suo  groviglio di sentimenti, emozioni, pensieri e tendenze contrastanti.
Quanto alle formiche, esse sembrano contenere un invito a fidarci dei nostri processi intuitivi e a tollerare i momenti di confusione senza agire, fino a che la chiarezza non emergerà spontaneamente da dentro di noi.
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Il secondo compito, PRENDERE UN FIOCCO DI LANA DEL VELLO D'ORO, pone alla donna la questione di come conciliare la sua assertività con la sua femminilità . La conquista del potere e l'affermazione di sé, infatti, se attuati attraverso una lotta aggressiva come su un  campo di battaglia, possono rendere una donna perdente nelle sue lotte, e metterla semplicemente in una luce dura e distruttiva, agli occhi degli altri, senza reali vantaggi.
Affermare i propri bisogni con interminabili confronti aggressivi non le garantisce infatti né che i suoi discorsi vengano ascoltati né che alla fine essa ottenga realmente ciò che vuole.
Meglio allora fare come suggerisce la flessibile canna a Psiche:  attendere il momento giusto,  conquistare il potere gradualmente e per vie traverse, ed affermare se stesse senza scontri diretti.
Riuscire in questa difficilissima impresa, può consentire a una donna di restare una persona tenera e comprensiva (e quindi molto femminile) ma al tempo stesso di preservare se stessa nella relazione con gli altri e non farsi schiacciare.
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Il terzo compito, RIEMPIRE L'AMPOLLA DI CRISTALLO CON L'ACQUA DEL FIUME CIRCOLAREpone alla donna la questione di come immergersi nel flusso della vita senza lasciarsi travolgere, e  riuscire alla fine a dare alla propria vita una forma che per lei sia significativa.
L'aquila che interviene in suo aiuto rappresenta la capacità di guardare le cose da una prospettiva distante (l'unico modo per avere una visione panoramica della propria vita), fino a comprendere su cosa vale davvero la pena di puntare, e a quel punto piombare giù con decisione e andare diritta all'obiettivo. 
Questo modo di fare può risultare difficilissimo quando una donna è molto coinvolta emotivamente nelle situazioni e nelle relazioni, e si trova a nuotare annaspando tra le emozioni, i cambiamenti e le perturbazioni dell'esistenza.
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Il quarto compito, IMPARARE A DIRE DI NO (come Psiche che deve chiudere il cuore alla compassione per tre volte, ignorando le richieste dei bisognosi che incontra per via), è uno dei compiti più difficili per le donne che vivono le relazioni (in genere) come aspetti centrali della loro vita. 
Molto spesso infatti esse si lasciano distogliere dai comportamenti necessari per raggiungere le loro mete, perché danno la precedenza alle mille esigenze e richieste altrui (non solo del partner, ma anche dei figli, dei genitori, degli amici, dei colleghi...).
Il non cedere alla compassione diventa quindi per loro una prova di fermezza del carattere.
Qui non si tratta di affrontare una belva o di resistere a una qualche tortura, ma semplicemente di trovare la forza di dire no, per non essere sempre in balia degli altri, delle loro esigenze, delle loro scelte, fino al punto da non avere più energie né tempo per coltivare le cose importanti per sé e per il raggiungimento dei propri obiettivi. 
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