giovedì 20 novembre 2014

Il buddhismo zen e la depressione - Citazioni dal libro di Cheri Huber "Il dono della depressione. Il male oscuro come opportunità di crescita spirituale"

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Questo piccolo libro non vuole spiegare e nemmeno curare la depressione. Perciò non pensiate che vi suggerisca di fare a meno di terapie mediche o psicologiche. La sua proposta fondamentale è di considerare la depressione, come qualsiasi altra cosa della vita, un dono che può contribuire alla vostra crescita spirituale. Se riuscite a provare compassione per voi stessi, quando siete avvolti nel dolore impalpabile della depressione, forse vi accorgerete che è proprio così.
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Quando siete rattristati, permettetevi di sentire qualsiasi sensazione si affaccia in voi, invece di aggrapparvi al modello di come dovreste essere. Non è vero che certe sensazioni vanno bene ed altre no. "Bene" e "non bene" sono pensieri. Quando vogliamo che le sensazioni stiano sotto il controllo dei pensieri, ci mettiamo in difficoltà.
Il problema non è la sensazione ma il giudizio a cui la sottoponiamo.
Potremmo sentire qualsiasi cosa, ma se non pensassimo che in qualche modo quel che sentiamo è sbagliato, non ci sarebbe alcun problema. Il problema nasce quando rifiutiamo noi stessi per quel che sentiamo.
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In realtà quel che facciamo delle nostre sensazioni determina la qualità della relazione con noi stessi.
Siamo responsabili verso quel che sentiamo e non a causa di quello che sentiamo.
Se riusciamo a creare un luogo protetto, amorevole, dentro noi stessi, per quel che sentiamo, allora riusciamo a crearlo per tutti gli aspetti di ciò quel che siamo.
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Va bene essere quel che siete,
va bene sentire tutte le sensazioni che sentite.
E' questo che caratterizza gli esseri senzienti: le sensazioni.
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La rinuncia alla tua vita ti ha portato a essere accettato e approvato come hai sempre cercato?
Non essere chi sei veramente ti ha portato la gioia e la soddisfazione che desideravi?
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Sentirvi colpevoli di come siete
non fa altro che derubarvi della vostra vita.
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Va bene 
sentire qualsiasi cosa sentiate
pensare qualsiasi cosa pensiate
essere comunque siate
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Potete aprirvi alla possibilità che se foste quel che veramente siete, otterreste l'approvazione e l'accettazione che avete sempre cercato?
Se non altro, da voi stessi?
L'unica approvazione di cui andare in cerca è la nostra.
Se sento di aver fatto un buon lavoro, mi sento bene. Altrimenti no.
In realtà
non importa quel che pensano gli altri.
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Intraprendete una pratica di consapevolezza che vi aiuti a lasciar andare le credenze e le supposizioni su come voi e il mondo dovreste essere. Questo vi renderà capaci di vivere nel momento presente calmando il corpo, la mente, lo spirito e l'emozione. 
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La meditazione è praticata in tutto il mondo da migliaia di anni.
Nelle culture in cui la meditazione è un aspetto essenziale della vita religiosa, i praticanti hanno imparato che sedersi in una certa postura - la spina dorsale diritta, il corpo rilassato contribuisce a conservare la consapevolezza. Il dolore fisico e la sonnolenza vengono minimizzati.
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UNA POSTURA DI MEDITAZIONE 
Sedete sulla parte anteriore (circa un terzo) di un cuscino. Se usate uno sgabello, state bene avanti.
Aggiustate la posizione delle gambe, fino a trovarne una che possa essere comodamente mantenuta.
Rafforzate la postura, spingendo in su dalla base della spina dorsale. Immaginate di dover toccare il soffitto con la cima della testa.
Mentre lo fate, il mento rientrerà leggermente.
Il bacino si inclina leggermente in avanti.
Spalle e addome rilassati.
Gli occhi sono aperti, lievemente fuori fuoco, e abbassati, guardano il pavimento o il muro con un angolo di 45 gradi.
Le mani sono nel mudra cosmico. La mano destra pochi centimetri sotto l'ombelico, con il palmo in su. La mano sinistra, pure col palmo verso l'alto, sta dentro la mano destra. Le punte dei pollici si toccano, formando un ovale.
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Il respiro 
Per essere presenti e all'erta, in meditazione, può essere utile concentrarsi sulla respirazione. Quando sedete, respirate naturalmente e normalmente. Alla prima espirazione contate 1, alla successiva 2 e continuate fino a 10. A questo punto ripartite da 1.
Concentratevi sul respiro quando entra nel corpo, lo riempie, lo lascia.
Se l'attenzione divaga, dolcemente riportatela al presente e ricominciate a contare.
Fatelo per circa 30 minuti. Non è una gara. Il punto è essere presenti e consapevoli con compassione.
Essere dolcemente presenti a sé stessi per 5 minuti sarà più utile che bacchettarvi per 30. Se la scelta è tra una meditazione gentile e una lunga, scegliete la prima, perché l'atteggiamento della mente/cuore è tutto.
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