sabato 1 febbraio 2014

Mitologia e psicologia. 3) Era e l'archetipo della moglie fedele

ERA NELLA MITOLOGIA
Era (per i romani, Giunone) era la dea del matrimonio e, in quanto consorte di Zeus, Grande Signora dell’Olimpo.
Figlia di Crono e Rea (e quindi anche sorella di Zeus), appena nata fu inghiottita dal padre come altri suoi figli.
Liberata e restituita alla vita quando era ormai già fanciulla (grazie a uno stratagemma ideato da Meti e attuato da Zeus), fu allevata da due benevole divinità della natura, Oceano e Teti, che le fecero da genitori adottivi.
La sua bellezza attirò l’attenzione di Zeus che, per avvicinarsi a lei, assunse le sembianze di un uccellino infreddolito e tremante. Quando Era, intenerita, lo accolse al seno per riscaldarlo, Zeus riprese il suo vero aspetto e cercò di possederla con la forza. Ma non ci riuscì.
Allora, pur di averla, promise di sposarla e i due ebbero una lunga luna di miele, che si dice sia durata addirittura trecento anni.
Finita la luna di miele, però, finì anche il resto.
Zeus infatti riprese le sue scorribande amorose, già per lui abituali prima del matrimonio, e le fu ripetutamente infedele.
La gelosia vendicativa di Era è un tema ricorrente in buona parte delle leggende e degli aneddoti che la riguardano. La dea reagiva al dolore per i tradimenti del coniuge con l'azione, ma anziché riversare il suo biasimo su di lui si accaniva contro le  rivali, i rampolli illegittimi di Zeus, i testimoni dei fatti, senza dare  rilevanza alcuna alla circostanza che le sue rivali fossero il più delle volte esse stesse vittime di Zeus, che le aveva sedotte con l’inganno e/o possedute con la forza.
Era ebbe diversi figli.
Quando Zeus generò Atena da solo (dimostrandole che poteva fare a meno di lei anche per procreare), Era decise di fare altrettanto e generò da sola Efesto, dio del fuoco, che tuttavia nacque imperfetto, a differenza della perfetta Atena, e fu quindi da lei rifiutato e scaraventato giù dall'Olimpo.
Nei rituali, la devozione per Era si celebrava in tre diversi periodi dell'anno, in ognuno dei quali veniva attribuito alla dea un diverso appellativo, in relazione a un diverso stadio della sua vita:
- in primavera, si celebrava Era Parthenos, cioè Era la Fanciulla o Era la Vergine (e nei rituali si immergeva l'immagine della dea in un bagno che le restituiva simbolicamente giovinezza e verginità);
- in estate e in autunno,  si celebrava Era Teleia, cioè Era la Perfetta o Era la Realizzata (dove la perfezione di Era si realizzava in un matrimonio rituale);
- in inverno, si celebrava Era Chera, vale a dire Era la Vedova (e la cerimonia metteva in atto un litigio con Zeus e la separazione da lui).
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COME SI PRESENTA ERA NELLE DONNE D'OGGI
In una donna d'oggi l'archetipo di Era si manifesta come desiderio più o meno forte di essere moglie.
Quando questo modello è dominante, la donna percepisce l'essere moglie come motivo centrale della propria esistenza.
La presenza di Era in una donna si riconosce facilmente:
  • è la bambina di quattro o cinque anni, che gioca volentieri a marito e moglie (cioè gioca a mandare "il marito" in ufficio, così lei resta a casa a spazzare e a preparargli il pranzetto); 
  • è l'adolescente col ragazzo fisso e l'anello al dito, che sogna a occhi aperti il giorno del matrimonio e si prova e riprova il cognome di lui, scrivendolo su libri e quaderni;
  • è la giovane che considera l'università un luogo adatto per trovarsi un compagno, più che la culla delle proprie ambizioni professionali, e considera la cultura un attributo che si confà a una buona moglie, più che un valore in sé e per sé;
  • è la sposa raggiante che si sente una dea, mentre attraversa la navata nel  giorno più importante della sua vita, e che vive l'unione con lo sposo anche a livello mistico, come vincolo sacro e attuazione di un desiderio di completezza;
  • è la donna che lavora e che, nonostante i successi professionali, si percepisce come  una fallita, perché non si è sposata;
  • è la moglie che dice al marito: "Dovunque tu andrai, io ti seguirò" e poi lo segue davvero,  rinunciando alla propria carriera per quella di lui  (la vera carriera di lei è il matrimonio);
  • è anche la moglie che, quando scopre di essere stata tradita, riversa tutta la collera sulla rivale (...quella donnaccia!) spostandola dal marito da cui dipende emotivamente;
  • è la madre che, nei litigi tra padre e figli, prende le parti del padre (perché lui viene al primo posto, anche prima dei figli);
  • è anche l'ex moglie che continua a sentirsi moglie dell'ex marito, anche dopo il divorzio, perché non riesce ad accettarne la perdita;
  • ed è infine la vedova inconsolabile che, alla morte del coniuge, dice:"La mia vita è finita" e lo pensa davvero. 
Stando così le cose, è evidente che la felicità o l'infelicità di una donna dominata da Era dipende in buona parte dal trovare o meno un buon marito (cioè un marito devoto, che dia valore al legame ed apprezzi lei come moglie).
Se non troverà marito, ne soffrirà moltissimo e addirittura si vergognerà del suo status di "zitella".
Se troverà un cattivo marito (che la trascura, la inganna e la tradisce, come faceva Zeus), ne soffrirà moltissimo ma probabilmente se lo terrà, come fece Era, perché tendenzialmente non è propensa a separarsi.
La mitologia della dea offre vari spunti che lasciano riflettere, per la loro valenza simbolica: dal tipo d'uomo che spesso attrae la donna Era, ai rischi che corre una donna del genere se è troppo aderente all'archetipo e non lascia spazio anche ad altre dee, fino al ventaglio di soluzioni che si apre davanti a lei quando (e se) il modello va in crisi ed occorre attingere agli stati di risorsa.


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