domenica 1 settembre 2013

Se fossi un albero... Nuove ispirazioni per le meditazioni nella natura

A novembre dell'anno scorso, ho già accennato alla possibilità di trarre ispirazioni positive dal nostro  rapporto con gli alberi ed ho suggerito anche una piccola meditazione per chi avesse avuto voglia di cimentarsi in una cosa così (clicca qui).
Oggi voglio portare la vostra attenzione sulle specifiche caratteristiche di ciascun albero, che - risultando più o meno attraenti per ciascuno di noi - possono essere fonte di nuove ispirazioni, a volte molto soggettive e personali, altre volte più comuni e condivisibili.
Uno spunto iniziale potrebbe essere porsi la domanda: "Se potessi rinascere albero, quale albero vorrei essere e perché?"
E una volta trovata una risposta, tipo: "Vorrei essere il tale albero, perché evoca in me l'idea delle seguenti qualità", magari valutare se sia proprio necessario aspettare di... rinascere albero per far entrare nella nostra vita quelle qualità, o si possa piuttosto cominciare sin d'ora ad attirarle e coltivarle nella nostra esistenza compatibilmente con la nostra attuale forma umana.
Ciò che in realtà intendo dire è che queste nostre ispirazioni possono essere adottate, sì, come occasioni di meditazione (l'albero ha certe qualità su cui porto deliberatamente la mia attenzione), ma possono rivestire anche un po' il ruolo di  "intenzioni", cioè di auspici a che le qualità evocate dall'albero emergano e si sviluppino anche in noi e nella nostra vita. 
Per esempio, potremmo trarre ispirazioni dalla flessibilità dei rami di un abete, e produrre intenzioni del tipo:  "Che io sia come questo abete i cui rami, sotto il peso della neve, anziché spezzarsi si flettono docilmente verso il basso e lasciano che la neve scivoli pian piano al suolo e vada via da sé."
Oppure, sempre in tema di flessibilità, e con maggiore enfasi sul versante della "resilienza" (intesa come capacità di resistere agli urti senza spezzarsi e quindi, psicologicamente, come capacità di una persona di affrontare e superare le avversità della vita, uscendone addirittura rinforzata e trasformata positivamente), possono fornire buone ispirazioni anche le palme.
Mi viene in mente, a tal proposito, il commento di Wayne W.Dyer alle seguenti parole del Tao Te Ching: 
"Chi è flessibile si conserva integro".
Dyer dice a riguardo: 
"Vivendo vicino all'oceano da molti anni, ho osservato la bellezza e la maestosità delle palme slanciate che crescono sulla riva, e che spesso raggiungono un'altezza di nove-dodici metri. Questi maestosi giganti sono in grado di resistere all'enorme forza dei venti che, nel corso di un uragano, arrivano a soffiare a trecentoventi chilometri all'ora. Migliaia di altri alberi vengono sradicati durante gli uragani, e spazzati via, mentre queste palme imponenti rimangono attaccate alle loro radici, dominando orgogliosamente sulle altre piante. Qual è dunque il segreto per cui le palme rimangono intere? La risposta è la flessibilità. Si piegano fino quasi a toccare terra a volte, ed è proprio questa qualità che permette loro di rimanere intatte. (...)
Quando forze possenti vi spingono in qualche direzione, curvatevi invece di opporvi, inclinatevi invece di spezzarvi, e siate liberi da qualsiasi rigido insieme di regole, così facendo rimarrete protetti e integri. Mantenete una visione interiore del vento, simbolo delle situazioni difficili, mentre fate l'affermazione: 
'Non ho rigidità dentro di me.
Posso piegarmi e rimanere integro.
Userò la forza del vento per rendermi ancora più forte e più  protetto.'
(...) riconoscete la 'tempesta' e poi lasciatela soffiare contro il vostro corpo, osservatelo senza giudicarlo, proprio come l'albero che si piega al vento. Fate caso se riappare la rigidità, e lasciate che i venti soffino, mentre vi avvalete del Tao, invece che dell'ego! Cercate di portare alla luce le radici della vostra intransigenza, e diventare più flessibili attraverso le tempeste della vita."
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Quelli che precedono sono, come ho detto, solo semplici esempi.
La simbologia degli alberi è infatti vastissima e risuona in modo diverso in ciascuno di noi.
Ben vengano quindi i sostenitori delle qualità del melo, della quercia, dell'olivo, del cedro del Libano, dell'albero di limoni, dell'albero di mimose, del salice piangente, della magnolia e di ogni altro possibile esemplare botanico.
Idee, spunti e anche suggerimenti da parte vostra, in questa materia, sono per me preziosi ed estremamente graditi e costituirebbero un sicuro arricchimento anche per il repertorio di meditazioni nella natura che - come forse avrete visto - fanno parte dei nostri eventi in programma per la prossima stagione (clicca qui )
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Ed ora, a seguire,
qualche parola sul coinvolgimento del nostro corpo in tutto ciò


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"La conformazione del corpo di ogni essere umano costituisce il fondamento di un suo senso di identità, organizza il substrato di base della percezione e del conoscere, è quello che ci permette di accedere alla concezione di vuoto e di pieno, di lento e di veloce, dell'espansione, della caduta, di stagnamento, di sgorgamento, di nebuloso, ecc. Il flusso di questi movimenti interni è alla base dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri." (da Coscienza e risonanza corporee - di M.E. Garcia e A.Monteleone)
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Per chiarire meglio lo spirito delle meditazioni nella natura da me proposte, risponderò sinteticamente alla seguente domanda - che finora mi ha posto una sola persona, per la verità, ma da cui ho compreso che dipendeva la sua scelta se partecipare o meno a un'esperienza del genere.
La domanda è: "Mentre noi portiamo la mente su tutte queste ispirazioni che ci vengono dagli alberi, cosa ne facciamo del nostro corpo?"
In effetti, per meditare in pace ognuno di noi è libero di assumere col corpo la posizione che più gli è congeniale e in cui si sente più comodo (seduto, in piedi, in ginocchio, a gambe incrociate), magari avendo cura di usare alcuni piccoli accorgimenti, tipo tenere la schiena diritta, la testa allineata alla spina dorsale, e altre simili cose, comunque facili da apprendere.
Personalmente, quando mi dedico specificamente alla meditazione con gli alberi, amo assumere la posizione yoga detta appunto dell'albero (Vrksasana: clicca qui) e quindi adottare di volta in volta per le braccia la posizione più simile a quella dei rami della pianta a cui mi ispiro.
Se non siete esperti di yoga - e non avete, giustamente, nessuna intenzione di cimentarvi all'improvviso e senza alcuna preparazione nella posizione dell'albero - potete provare ad assumere una posizione del corpo molto più semplice ma capace comunque di evocare simbolicamente la "somiglianza" tra voi e la vostra pianta.
In particolare potete mettervi in piedi, con le gambe tese, il busto eretto, la testa allineata alla spina dorsale, e aprire le braccia di volta in volta con un'angolazione simile a quella dei rami dell'albero considerato (per esempio le orienterete verso il basso, meditando sulla flessibilità dei rami dell'abete;  o le terrete orizzontali, forti e accoglienti, se è una grande quercia l'albero a cui vi ispirate; o ancora le orienterete verso l'alto, se intendete fare come il pino marittimo che rivolge i suoi rami verso il cielo).
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Inutile dire che il giorno in cui accetterete il mio invito a partecipare ad una meditazione di gruppo nella natura, qualunque sia l'albero che personalmente vi ispira, a un certo punto dovrete riuscire a pensarlo (e quindi anche a pensare voi stessi...) come parte di un bosco (e cioè di un sistema più ampio di cui  tutti noi facciamo parte), con radici che si intrecciano ad altre radici e rami che si intrecciano ad altri rami, e valutare anche queste connessioni nei loro aspetti che vi piacciono di più e che vi piacciono di meno, nel bosco come nella vita.
Ecco allora che anche la posizione dei nostri corpi, in quel momento, può tener conto proficuamente di tutto ciò, come mostra per esempio la foto qui sopra, dove i membri del gruppo, tutti nella posizione dell'albero,  sono fisicamente connessi l'un l'altro tramite le braccia, e sperimentano così l'emergere di qualità  nuove, che prima il loro albero solitario  non aveva (tipo un più stabile equilibrio su una gamba sola, dovuto al sostegno fornito dal gruppo).