lunedì 10 giugno 2013

Perché disperarsi per il bozzolo quando la farfalla prende il volo? Un pensiero di Deng Ming-Dao sull'ultima soglia


"La morte è una delle poche certezze della vita, eppure la temiamo.
Con grande immaturità neghiamo la sua presenza e ci rifiutiamo di prenderla in considerazione. Nella vita, dove solo pochissime cose sono abbastanza stabili da costituire dei veri punti di riferimento, la morte è una garanzia.
Non si tratta di una fine, ma di una trasformazione. Ciò che muore è soltanto il nostro senso di identità, da sempre falso. La morte è la soglia di questa vita: al di là di essa vi è qualcos'altro, un mistero. L'unica cosa di cui possiamo essere sicuri, è che non si tratta di nulla di simile a questa vita.
Non lasciamoci abbattere dall'ammissione che nessuno conosce veramente la morte. Il massimo che possiamo fare è avvicinarci ad essa attraverso una delle cosiddette esperienze di morte apparente, che, per definizione, non corrispondono alla morte reale. Oppure esaminare il cadavere di chi è già morto, ma in questo caso vedremo soltanto che, chiunque o qualunque cosa animasse il corpo fino a poco prima, ora non c'è più. Quel cadavere è davvero il nostro amico morto? No. Chiunque egli fosse da vivo, ora non c'è più. A che pro disperarsi dunque per un guscio vuoto chiuso in una bara?
La morte definisce i limiti della vita. Entro tali limiti esiste la base su cui fondare le nostre decisioni. (...)"
(Deng Ming Dao, Il Tao per un anno)