giovedì 27 giugno 2013

Chiamare le persone per nome

Chiamare una persona per nome è come farle un implicito complimento, è un po' come dirle: "Sei importante per me" e darle la nostra conferma positiva del suo senso di identità e della sua unicità. Certamente ci sarà gente che non ha bisogno delle nostre conferme per sentirsi rassicurata della propria importanza. Ma di massima un po' a tutti fa piacere sentirsi ricordati, riconosciuti nella propria individualità, avere la sensazione di aver lasciato un segno.
E' per questo che ricordarsi il nome delle persone con cui interagiamo è estremamente consigliabile per favorire rapporti cordiali con il resto dell'umanità. C'è chi ha un talento innato nell'associare visi e nomi, chi non ce l'ha e si avvale deliberatamente di qualche strategia di memorizzazione, c'è chi è una frana in quest'ambito e se ne fa un problema, e chi è una frana lo stesso e non se ne importa niente.
A seguire riflessioni in materia da parte di illustri personaggi del passato.
***
"Ricordate che, per una persona, in qualsiasi lingua, il suo nome è il suono più dolce e più importante che esista. [...] 
Le informazioni che forniamo e le richieste che facciamo assumono un'importanza particolare, se accompagnate dal nome di un individuo. Dalla cameriera al più alto dirigente, il nome è una formula magica, quando dobbiamo trattare con gli altri."
(Dale Carnegie, Come trattare gli altri e farseli amici, 1936)
***
"Lo stimolo per occuparmi a fondo del fenomeno della dimenticanza temporanea di nomi propri è venuto dall'osservazione di alcune particolarità che si possono riconoscere abbastanza chiaramente non in tutti, ma in certi casi. In tali casi, infatti, non soltanto si ha dimenticanza, ma anche falso ricordo. Colui che si sforza di ricordare il nome dimenticato, vede affacciarsi alla propria coscienza altri nomi, nomi sostitutivi, che subito riconosce come erronei, ma che continuano a imporsi alla mente con grande insistenza. Il processo che dovrebbe portare a riprodurre il nome ricercato si è, per così dire, spostato, comportando una sostituzione erronea.
Ora, il mio presupposto  è che tale spostamento non dipenda da un arbitrio psichico, bensì segua percorsi governati da leggi e prevedibili. In altri termini suppongo che il nome sostitutivo, o i nomi sostitutivi, siano in una connessione ben precisa con il nome ricercato e spero, se riuscirò a dimostrare tale connessione, di poter poi far luce sul fenomeno stesso della dimenticanza di nomi propri. [...] 

Di certo non avrò l'audacia di sostenere  che tutti i casi di dimenticanza di nomi siano da annoverare nel medesimo gruppo. Esistono, senza dubbio, casi di dimenticanza di nomi che avvengono assai più semplicemente. Saremo certo abbastanza prudenti se definiremo questo stato di cose affermando: accanto alla semplice dimenticanza di nomi propri esiste anche una dimenticanza motivata dalla rimozione."
(Sigmund Freud, Psicopatologia della vita quotidiana)
***
"Poche persone riescono a evitare una punta di dispetto se si accorgono che qualcuno ha dimenticato il loro nome, in particolare se si tratta di qualcuno che speravano o si aspettavano se lo ricordasse. Si rendono conto istintivamente che il loro nome non sarebbe stato dimenticato, se avessero lasciato un'impressione più forte; il nome è, infatti, una componente essenziale della personalità. 
D'altro canto, poche sono le cose che risultano maggiormente lusinghiere ai più del fatto di essere interpellati con il proprio nome da una personalità importante dalla quale non se lo sarebbero aspettati. Napoleone, maestro in quest'arte, durante la sfortunata campagna del 1814 fornì una stupenda prova della sua memoria in questo senso.Trovandosi in una città vicino a Craonne, ricordò di aver fatto la conoscenza del sindaco, De Bussy, più di vent'anni prima ed in quale reggimento egli fosse; De Bussy, entusiasta, si dedicò al suo servizio con indefessa devozione. Viceversa, non c'è mezzo più sicuro per offendere qualcuno che far finta di averne dimenticato il nome; si insinua in tal modo che l'individuo appaia così poco importante, che non valga neanche la pena ricordarne il nome. Tale artificio ricorre spesso nella letteratura." (Ernest Jones, The Psychopathology of Everyday Life, in "American Journal of Psychology", 1911)  


***

"Qui giace l'Aretin, poeta tosco:
Di tutti disse mal fuorché di Cristo,
Scusandosi col dir: non lo conosco." 


(finto epitaffio indirizzato a Pietro Aretino da Paolo Giovio,
citato da Francesco Domenico Guerrazzi in Scritti, 1848)