domenica 24 febbraio 2013

Evergreen: Gabbiani, di Vincenzo Cardarelli (...ed il nostro anelito alla serenità)



Gabbiani
***
Non so dove i gabbiani
abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua 
ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi
amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli - 1946)
***
L'anelito alla serenità da parte di ciascuno di noi ha le sue proprietà particolari ed anche i suoi miti.
Il fatto di ammirare qualcuno che abbia rappresentato per noi l'incarnazione della quiete (da nostra nonna che impastava contenta la sfoglia dei tortellini, al monaco buddhista che, ispirato, una volta ha suonato per noi una campana tibetana), non significa che basterebbe stare al loro posto per sentirci finalmente sereni, come (forse) erano loro.
Ciascuno di noi compie da solo il proprio singolarissimo volo nei cieli mutevoli della sua vita. 
Di tanto in tanto ci si para davanti qualcuno che sembra volare bene e volare alto, come piacerebbe a noi, e magari in quel momento può fungere per noi anche da guida, da modello, da maestro.
E tuttavia non sarà mai la guida, né il modello, né il maestro che volerà per noi.
Al massimo possiamo portarceli dentro, tenerne cara l'immagine e l'insegnamento, rivolgere loro un pensiero o una poesia, quando ci viene.
Ma il nostro volo è solo nostro e dobbiamo affrontarlo con le nostre ali, la nostra forza e soprattutto con il nostro personalissimo stile, che è quello che ci rende unici, veri e capaci di dare la nostra forma anche al nostro destino.