venerdì 2 novembre 2012

Sisifo e... la sesta regola della serenità

Come punizione per aver sfidato gli dei, Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte. Ogni volta che avesse raggiunto la cima, il masso sarebbe rotolato  nuovamente giù e Sisifo avrebbe dovuto spingerlo nuovamente su. Così per l'eternità:
  fatica, fatica, fatica;
 un breve momento di soddisfazione;
 e poi tutto da rifare!
***
Vi ricorda qualcosa di familiare, questa storia?
Quando intorno a me, per una ragione o per l'altra, si accumula un disordine insostenibile, mi viene da chiedermi: cosa ho fatto di male per meritarmi un ripostiglio che "si disordina da sé", una scarpiera che "si disordina da sé", una scrivania che "si disordina da sé", una credenza che fa lo stesso, e pure un mezzanino, una cassettiera, un mobile delle medicine, un armadio della biancheria, una bauliera della macchina, per non parlare dell'intero garage? 
Probabilmente qualcosa di male l'avrò fatto. Per esempio potrei aver trasgredito una delle sacre regole dell'ordine in casa, che, come ci ricorda Sarah Ban Breathnach, sono del tipo:
- rimetti a posto ciò che hai tirato fuori;
- richiudi ciò che hai aperto;
- raccogli ciò che hai buttato a terra;
- appendi ciò che ti sei tolto di dosso.
Oppure potrei averle anche osservate personalmente, ma aver omesso, per esempio, di ricordarle a chi mi circonda (dimostrando comunque una qualche negligenza!).
Insomma in qualche modo è come se il disordine portasse con sé l'ombra di una colpa con la relativa punizione: "E ora metti tutto a posto!".
In versione Sisifo, la punizione suona così:
 "Ora metti tutto a posto;
 poi tornerà tutto in disordine
 e tu  metterai di nuovo tutto a posto
... nei secoli dei secoli!".
***
Giova alla nostra serenità e alla nostra creatività tutto questo?
C'è chi dice no. Ma c'è anche chi dice... sì!
Tra i sostenitori del no, ricorderei Anne Morrow Lindbergh (scrittrice e aviatrice del secolo scorso, oltre che madre di sei figli), che mise per iscritto che "le normali occupazioni della donna" (e tra queste -  ai suoi tempi - rientrava sicuramente anche il fare ordine in casa) "vanno, in generale, in senso contrario rispetto alla vita creativa, o alla vita contemplativa, o alla vita santa". 
Tra i sostenitori del sì, spicca Thomas Moore (poeta, commediografo e attore irlandese di due-tre secoli fa)  secondo il quale "le arti che pratichiamo tutti i giorni in casa sono più importanti, per l'anima, di quanto la loro semplicità possa farci credere"; e tra queste arti dovrebbero rientrare anche le riordinate domestiche (benché non si possa giurare che Thomas Moore ne facesse tante, personalmente e tutti i giorni).



Ma a parte le questioni teoriche, il problema è pratico. Se vogliamo vivere sereni dobbiamo trovare assolutamente un modo per abbracciare l'arte di riordinare, sia che ce l'abbiamo nel sangue, sia che non ce l'abbiamo. 
Perché? Perché il disordine in casa è nemico giurato della nostra serenità, ecco perché!
Sul procedere sereno di una giornata normale, influiscono anche cose banali come trovare una penna che scrive, quando serve una penna che scrive; un paio di calze sane e del colore giusto, quando servono calze sane e di quel colore; trovare un ombrello, se fuori piove;  e così le chiavi dell'automobile, quelle di casa, un cerotto, un cacciavite; ma anche semplicemente un portafoglio o la dentiera!
E' tutta roba che va trovata subito, quando serve. 
Altrimenti, grazie tante se non siamo sereni...
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Roberto deve uscire di casa alle 8.30, per essere al lavoro alle 9.00 precise.
Sono le 8.15. E' quasi pronto, ma suona il telefono. E' la nuova collega bellissima. "Ma certo, che vengo a prenderti, Marcella. Poverina, proprio oggi che piove doveva rompersi la macchina! Dammi l'indirizzo che me lo scrivo. Aspetta: cerco una penna. Dove sarà una penna in questa casa? E' sempre stata qui. Eccola. No, questa non scrive. Sono già le 8.20, non c'è tempo di mettersi a cercare una penna. Dimmi l'indirizzo, che vedo di ricordarlo a mente.  Via Baksuy Fłiszczykowski, 2563/Q, hai detto? Benissimo! Allora, a tra poco!" 
Intanto si sono fatte le 8.22.
Converrete con me che, da questo punto in poi,  la giornata di Roberto prenderà una piega molto diversa secondo che, nei prossimi otto minuti e prima di uscire, trovi  o non trovi al loro posto tutte le cose che gli servono, tipo: calzini decenti, per sostituire quelli  spaiati che ha ai piedi; ombrello,  perché piove; chiavi di macchina e casa, per ovvie ragioni; cacciavite per sbloccare serratura inceppata; cerotto per dito tagliato sistemando serratura inceppata;  portafoglio con soldi, carte di credito e documenti; dentiera per sorridere decentemente a Marcella e al resto del mondo... e  tutto questo sempre ammesso che ricordi ancora a memoria "Via Baksuy Fłiszczykowski, 2563/Q"!
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Bene, per oggi può bastare.
Non vorrei aggiungere altri  minacciosi dettagli sui rischi del disordine in questo blog dedicato alla serenità.
Se siete tra le rare persone capaci di vivere comunque serene, anche in una casa disordinata,  dove non si trova niente di ciò che si cerca (e, anzi, ogni tanto bisogna pure scavarsi un tunnel tra i monticelli di roba sul pavimento, per passare da una stanza all'altra), allora restatevene pure nel vostro disordine. Forse avete trovato il vostro sacro centro, l'illuminazione, e la capacità di vivere della vostra vera essenza in qualunque circostanza della vita.
Chapeau!
Se invece siete ancora a un livello dell'esistenza che non vi fa sentire per niente sereni nel vostro disordine (in cui non si trova niente e si scavano tunnel), allora - che aspettate? -  mettetevi a riordinare!
Vi scocciate di riordinare?
L'attività di riordinare in sé nuoce alla vostra serenità?
Molto bene. 
Allora... riordinate lo stesso! Vuol dire che starete bene dopo! (per un po'...)
***
In realtà il discorso non sarebbe finito qui.
Ci sarebbe molto da dire sui modi in cui rendere più grata l'attività di riordinare. 
Ne parlerò  in un'altra occasione.
Dopo tutto "Creare ordine e armonia intorno a sé" è la nostra sesta regola della serenità.
E non pensavo certo di cavarmela così...